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Fiaba del Gatto Mammone


Viveva in un tempo lontano una mamma che aveva due figlie: la primogenita si chiamava Peppina ed era brutta e cattiva come i fulmini; la seconda si chiamava Stellina ed era buona come il pane e bella come il sole di primavera.
Il destino volle che in casa mancasse il sapone che serviva alla mamma per lavare i panni. Fu così che chiese a Stellina:
"Figlia mia, tu che sei bella, vai dal Gatto Mammone a chiedere il sapone ."
Ella acconsentì e si diresse verso la casa del Gatto Mammone. Si trovò davanti a un palazzo con un bel giardino fiorito.
Bussò e sentì una vocina che la invitò ad entrare, Stellina entrò e vide davanti ai suoi occhi una gattina stanca che cercava di lavare il pavimento con un enorme strofinaccio:
"Non ce la faccio, non ci riesco", si lamentava la gattina. La ragazza ne ebbe compassione e l’aiutò. La gattina la ringraziò e le consigliò di salire le scale.
Stellina si recò al piano superiore, dove trovò due gattine che cercavano di rassettare un letto grandissimo e anch’esse si lamentavano continuamente.
La bambina in cinque minuti mise il letto in ordine e salì al secondo piano, dove trovò tre gattine intente a impastare la farina per fare il pane.
"Non ce la faremo" piangevano le tre gattine.
Ancora una volta Stellina decise di aiutarle: impastò la farina e fece una bella spianata che poi mise nel forno.
Le gattine la ringraziarono e la mandarono verso una stanza dove stava il Gatto Mammone.
Stellina entrò e il Gatto Mammone le chiese: "Cosa desideri?", ed ella gli raccontò tutta la storia.
Ma il Gatto Mammone la bloccò spiegandole: "Lo so! tieni il sapone e anche questo vestito di seta per le buone maniere che hai usato con le mie gattine. Ora stammi a sentire: quando tornerai a casa sentirai il ragliare di un asino: non voltarti! Quando sentirai, invece, il canto di un gallo; voltati! Ora vai!".
La ragazza ringraziò e si mise in cammino verso casa. Appena sentì il raglio dell’asino, non si voltò; ma al canto del gallo si voltò, e le comparve la stella "Diana" in mezzo alla fronte che la rese ancora più bella di prima.
Rientrata a casa, la mamma vide che il Gatto Mammone l'aveva resa ancora più bella di prima, e così decise di mandare da lui anche Peppina, che in un primo momento rifiutò l’incarico, però la mamma riuscì a convincerla. La ragazza si mise in cammino verso il castello del Gatto Mammone.
Arrivata a destinazione, entrò senza neanche bussare, incontrò la gattina che lavava il pavimento e le buttò il secchio dell’acqua a terra.
Poi salì le scale e vedendo le gattine che rassettavano il letto, non poté resistere alla tentazione di disfarlo ancora di più. Salì ancora e le gattine che preparavano il pane si lamentavano.
Peppina buttò a terra tutta la farina.
Entrata nella stanza del Gatto Mammone ricevette un bella sgridata e le gattine la aggredirono stracciandole i vestiti.
Quando scappò via si girò al raglio dell’asino e le spuntò una coda d’asino sulla fronte così che diventò ancora più brutta di prima.
[vedere la versione di una fiaba analoga riportata da Italo Calvino nella raccolta “Fiabe Italiane”.]
Dedicata a Stella ed al Prof.

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