È da tempo remoto che nella notte del 6 agosto, ricorrenza della Trasfigurazione del Signore, popolarmente intesa come Santissimo Salvatore, da Volturara un gruppo, più o meno nutrito, di persone affronta una disagevole escursione per recarsi alla grotta del Santissimo Salvatore, dove si tiene la celebrazione della festività. La difficolta del camminare in piena montagna, nel buio della notte viene ampiamente ricompensata dai panorami che al sorgere della luce, e al ritorno si possono ammirare e già questo sarebbe un buon motivo per provare almeno una volta a raggiungere la chiesetta rupestre.
Ma se si vuole collegare alla semplice scarpinata anche un significato spirituale, allora si ritrovano tanti simboli (monte, notte, cammino, bosco) e riferimenti alle Sacre Scritture. C’è l’invito a partire “Venite, saliamo sul monte del Signore” (Is 2,3), quel monte da cui proviene l’aiuto per il cammino: “Alzo gli occhi verso i monti” (Sl 120, 1). I pellegrini hanno accolto l’invito, cominciando un’ascesa faticosa, che dopo un paio di ore farà si che “Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce” (Is 9:1); infatti uscendo dal bosco (ogni riferimento a Dante appare superfluo) l’alba offre lo spettacolo di "Un sole che sorge” (Lc 1,78).
Si potrebbe anche continuare più laicamente richiamando Jorge Luis Borges con il suo Aleph: si scorgono tanti paesaggi, quasi a dominare un universo intero .
Ci stanno tanti motivi quindi, per far proseguire una tradizione che resta in vita grazie a dei volenterosi che un po’ per sfida verso sé stessi, un poco per fede o solo per il piacere dell’escursione salgono fino alle pendici del Terminio in una notte di mezza estate (o quasi).
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