La Scoperta dello zolfo.
Nel 1863 Ferdinando Capone di Altavilla Irpina, proprietario dei terreni in loc. Bosco della Palata, presso un’ansa del fiume Sabato,viene a sapere che i contadini della zona, bruciando le sterpaglie, hanno visto talvolta svilupparsi delle fiammate ed un forte odore. Bastano pochi colpi di badile per scoprire il primo filone solfifero e per cominciare, con i pochi contadini a disposizione, l’estrazione del terreno ricco di zolfo, molto richiesto come fertilizzante.
Tre anni dopo l’inizio dell’estrazione e della commercializzazione dello zolfo, la Direzione della Facoltà di Chimica Italiana ed il Consorzio Agrario di Avellino incaricano l’ing. Primo Lattanzi di compiere alcune ricerche nel territorio di Altavilla Irpina. È il 1866 e la notizia di giacimenti solfiferi in zona viene presto confermata. Le ricerche sono successivamente intraprese anche dalla famiglia Di Marzo, originaria del territorio vesuviano, come testimonia l’arco trionfale in pietra vulcanica al centro dell’edificio del loro stabilimento in Tufo.
Nel 1868 Ferdinando Capone, con alcuni soci, potenzia l’estrazione ed il commercio dello zolfo sia grezzo che molito. L’anno successivo viene costituita la Società Miniere Sulfuree di Altavilla Irpina, allo scopo di coordinare l’estrazione, la lavorazione e la vendita del minerale.
Grazie all’iniziativa imprenditoriale del giovane Federico Capone, succeduto al padre alla guida della miniera di famiglia, nel 1878 le miniere, sorte una dietro l’altra dal momento della scoperta del giacimento, si consorziano e l’insieme delle cave e degli stabilimenti viene definito Miniera Sociale.
L’incremento dell’attività estrattiva avvia un processo di sviluppo complessivo dell’area che coinvolge la viabilità stradale, l’edilizia ed i trasporti. Dal 1891 la ferrovia, fortemente voluta da Federico Capone, sostituisce il trasporto fluviale su chiatte, che soffriva del problema dell’umidità, nociva per gli zolfi ventilati. Il treno era largamente usato dagli operai per raggiungere le miniere, ma soprattutto era usato per immettere sul mercato i sacchi di zolfo ed acquisire le materie prime come il carbone, necessario per le caldaie del crescente stabilimento industriale.
Nel 1906, all’esposizione agricola di Salerno, lo zolfo di Altavilla Irpina ottiene il gran premio e la medaglia d’oro. Intanto una delle prime miniere, “La Vittoria”, si esaurisce, ma presto una nuova ne viene aperta poco distante, poi denominata “F. Capone”.
Lo stabilimento di Altavilla Irpina si amplia progressivamente, interessando l’area pertinente il Molino Pannone, sulla riva opposta del fiume. Questo molino viene impiegato per la macinazione del minerale, per conto della Società Miniere Sulfuree di Altavilla Irpina, allo scopo di creare un anticrittogamico, ancora oggi assai richiesto nella viticoltura perché ottimo rimedio contro l’oidio e la peronospora.
Nel 1919 la Società Miniere Sulfuree e il Molino Pannone di fondono nella Società Anonima Industrie Meridionali (S.A.I.M.). Lo zolfo estratto in questo periodo copriva circa il 3% del fabbisogno mondiale e l’azienda iniziava un periodo di grande splendore.
Nel secondo dopoguerra però, a causa di una minore richiesta del prodotto dovuta alla scoperta di importanti giacimenti in Siberia ed in America Meridionale, nei quali l’estrazione veniva compiuta con tecniche molto più moderne e meno dispendiose, una crisi progressiva invade la S.A.I.M., con conseguenti licenziamenti e proteste sindacali. A ciò si aggiunge la catastrofica inondazione dell’ottobre del 1961, evento non così raro in questo tratto del fiume Sabato, che danneggia notevolmente lo stabilimento, fortunatamente senza provocare perdite umane.
L’attività estrattiva si riduce quindi drasticamente, fino alla definitiva chiusura delle miniere S.A.I.M. nel 1983, con Decreto Ministeriale. Da allora lo stabilimento prosegue la lavorazione dello zolfo proveniente dalle raffinerie di idrocarburi, realizzando prodotti di alta qualità oggi come ieri.
Altavilla Irpina, la miniera di zolfo
Tufo, la miniera di Marzo
Tufo, rampa al Castello e Museo Mongelli
Tufo-Altavilla, il ponte della ferrovia
Ciao Lorenzo ti invio i miei ultimi lavori dedicati a tutti i minatori di Tufo e Altavilla che per 150 anni hanno estratto lo zolfo, salvando milioni di vigneti, frutteti e attivita' agricole da malattie come l'oidio, lavorando anche a 50m sottoterra in condizioni veramente precarie senza 626 e sindacati!
Grazie Lorenzo, i miei lavori per la mostra si concretizzano quotidianamente, sara' che sento dentro l'enorme sacrificio di umili operai, la mia modesta arte non potra' mai raffigurare il lavoro vero,ma ricordarlo alle nuove generazioniè fondamentale! Albino.
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