Una di queste, in voga negli ultimi giorni ed invocata da più parti è: SOLIDARIETÀ; la chiede il Governo alle Regioni per affrontare in termini umanitari il problema degli sbarchi a Lampedusa; la chiede la Provincia di Napoli all’Alta Irpinia per l’individuazione di una discarica (chiamiamo per nome le cose ), per non affondare (in attesa di miracolose ed iperboliche realizzazioni) sotto il peso di tonnellate di rifiuti, loro da stessi prodotti. Potremo ancora continuare l’elenco (oramai Saviano ha fatto scuola) ma è sufficiente, perché nel secondo caso, la solidarietà non ci azzecca proprio un bel niente.
Non fosse altro per le ragioni che si adducono, che a parere mio sono deboli, per non dire risibili e soprattutto per chi adesso le sostiene, quando fino a poco tempo fa argomentava l’esatto opposto.
Quando occorreva puntellare l’immagine di una nuova (si fa per dire) classe dirigente regionale si è fatto ricorso allo slogan del “saper affrontare e risolvere finalmente l’annoso problema dei rifiuti in Campania”, urlando ai quattro venti la soluzione della “provincializzazione”. E avanti tutti, a vari livelli istituzionali, col verbo taumaturgico del finalmente adesso è tutto a posto.
Solo che in assenza di elezioni non si è deciso alcunché, almeno per la provincia di Napoli, galleggiando forse in attesa di una soluzione davvero miracolosa, che ovviamente non può arrivare. Adesso con elezioni comunali, referendum ambientali e immagine in calo del “nuovo avanzato” si scopre che la legge, prima decantata ed esaltata da più parti, come il primo passo della lunga marcia in vista della soluzione finale, non va più bene, e cioè che il cardine della provincializzazione (che doveva responsabilizzare le comunità locali) non è applicabile. Si invoca la superficie esigua e la densità della popolazione come ostacoli alla buona applicazione della normativa.
Ma una domanda spontanea non viene a chi fa appello ora alla solidarietà: questi due dati, popolazione e superficie erano già noti due anni fa oppure no? E se erano noti, come mai tutti plaudenti con clangore di trombe e giannizzeri, hanno salutato la l’adozione del provvedimento? Si aspettano risposte.
Ovviamente non ne arriveranno. Ma, come mai quello che adesso viene invocato a sfavore (superficie e popolazione) quando invece si tratta di ottenere risorse e benefici diviene improvvisamente un criterio premiale? In questo caso gli altri allora potrebbero chiedere una diversa ponderazione. LA SOLIDARIETÀ O C’È SEMPRE O NON C’È MAI. E dispiace che per una sorta di “campanilismo amorale” eminenti intellettuali e filosofi partenopei vogliano coprire manchevolezze e responsabilità di alcuni accusando altri di scarsa solidarietà. Se poi per solidarietà si intende coprire di rifiuti una zona che ha la sola colpa di essere scarsamente “antropizzata” e alla stessa zona destinare risorse e provvidenze per quanto compete alla popolazione residente, forse mi sembra una soluzione alquanto sbilanciata.
Qualcuno aveva chiamato le zone interne “le terre dell’osso”, sottolineandone le difficoltà di vita delle genti che vi abitano e le contrapponeva alla “polpa” delle aree costiere, più ricche di vantaggi e opportunità: anche questa lezione è andata perduta, o meglio forse occorrerà aggiornarla. Le parole sono pietre, disse Primo Levi, ma in questo caso sono immondizia.
Riusciranno i nostri campioni a sventare un’altra tragedia, che come una bomba ecologica ci colpirà per “ragioni umanitarie”?
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