E' vero, si pesca ma non nel Dragone, ed è un peccato. Oggi due volturaresi nei laghi del molise hanno tra l'altro catturato un luccio di quasi 6 chili. Potete ammirare la preda tra le mani di Matteo Del Percio, che l'ha presa all'amo nella foto scattata da Luigi Colucci. Ad maiora.
Volturara Irpina - Notiziario, notizie, curiosità,news e avvenimenti - 3.401 abitanti (Volturaresi). Superficie di 32,8 chilometri quadrati per una densità abitativa di 103,68 abitanti per chilometro quadrato. Sorge a 697 metri sopra il livello del mare. altitudine:da 667 a 1.806 metri. Lorenzo 2000
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Presepe 2010
Nel presepe di quest'anno costruito in sette serate, abbiamo voluto racchiudere alcune semplici idee, la cui spiegazione la diamo di seguito.
Nelle foto: I fedeli alla fine della celebrazione rendono omaggio al Re dei re.
P. Emmanuel durante la celebrazione della messa di mezzanotte, incensa il bambino appena posto nel presepio.
I Magi, Gaspare, Melchiorre e Baldassarre in cammino verso la grotta.
L'annuncio dell'arcangelo Gabriele ai pastori.
Nel presepio quest'anno siamo riusciti anche a rappresentare il cielo stellato del nostro emisfero, con la via lattea, ed una cometa che lo attraversa, al di sopra dei Magi, visibile solo visitando il presepe in chiesa la sera.
Nel presepio quest'anno siamo riusciti anche a rappresentare il cielo stellato del nostro emisfero, con la via lattea, ed una cometa che lo attraversa, al di sopra dei Magi, visibile solo visitando il presepe in chiesa la sera.
Le fonti storiche del presepe sono i Vangeli di Matteo e Luca: sono raccontata la nascita di Gesù, l'annuncio ai pastori e l'arrivo dei Re Magi. I Vangeli apocrifi arricchirono di particolari la narrazione della Natività ed infine Origene, nel III secolo, aggiunse la presenza del bue e dell'asinello all'interno della stalla. Questi sono i primi scenari che si hanno della Natività e dell'Epifania.
Secondo la tradizione fu San Francesco ad ideare il presepe. Lo stesso, la vigilia di Natale del la 1223. allestì presso Greggio una rappresentazione della scena originale di Betlemme, completa di una famiglia di contadini che deponevano il bambino nel fieno della mangiatoia, circondati da un bue e un asino veri, e da pastori. Ancora oggi in questo paesino per tutto l'anno c'è una mostra di presepi famosissima. La versione più attendibile è invece quella che vede il presepe come il risultato di connubio tra tradizioni, costumi e rappresentazioni sacre all'interno dei luoghi di culto.
Storicamente fu Papa Onorio IV nel 1283 a commissionare la realizzazione del primo presepe: il realizzatore fu Arnolfo di Cambio. Di q uesta splendida opera rimangono oggi solo cinque statuette. Fu però il XVIII secolo ad essere il periodo in cui il presepe ebbe un ruolo fondamentale: Napoli in quel periodo era capitale del Regno Unito e centro di cultura, arte, filosofia, economia. Nonostante l'illuminismo dilagante, a Napoli emerse l'arte del Presepe: la sua rappresentazione si è però molto laicizzata e vede la presenza di personaggi estranei alla scena sacra.
I simboli rappresentati nel presepio
E' la mangiatoia che da il nome al presepe: la sua stessa forma costituisce un messaggio, che presenta due sottolineature. La prima e la più antica, è la profezia della passione, con l'allusione alla morte, e dà luogo a mangiatoie che sono esplicitamente sepolcri o altari; la seconda, cui introducono le figure dell'asino e del bue, è la profezia che tutti gli uomini in Gesù troveranno il cibo della vera vita, il pane del cielo. Per altro la paglia stessa, alludendo al grano, è segno eucaristico.
In questo presepe sono stati inseriti anche altri simboli.
Lo sfondo desertico; rappresenta l’aridità del cuore dell’uomo, con la sua indifferenza; il ponte: l’unione tra il cielo e la terra nella salvezza portata dal Bambino; l’acqua, fonte di vita e segno sacramentale: che ridona colore e vita al deserto e fa rinascere come nuove creature.
Sono stati utilizzati, per la costruzione 75 Kg. di scagliola, oltre trenta sacchi di iuta, colori acrilici, più di cento fogli di carta da 1 metro, 250 metri di cavi elettrici, 8 faretti per creare il mattino, giorno, tramonto e notte, una miriade di altri materiali e un centinaio di pastori. Le dimensioni sono 4 metri di larghezza, 7 metri di profondità, 2,5 di altezza.
Si ringraziano per l’allestimento Raffaele Augusto Colucci e suo padre Lorenzo, con la collaborazione di Egisto Monaco, Leonardo Di Feo, Emma Manganaro, Antonio Pisacreta, Lorenzo Del Percio, Gianluca Meo e la pazienza e gli insegnamenti di Ferdinando Petito.
Buon Natale
Auguri scomodi
Faccio a tutti gli auguri di un felice Natale 2010 con le parole condivise di Agnese Ginocchio, scritte l'anno scorso, ma sempre valide.
Ringrazio tutti voi per gli infiniti pacchi regalo ricevuti su Facebook(troppi!!!) che mi avete inviato e le frasi di Auguri che mi avete dedicato e li ricambio con questo mio ‘Augurio 2009 per un “Natale scomodo…”. Ricordiamoci che la Santa Famiglia era clandestina, immigrata in un paese straniero. Non fu accolta nelle case dei ricchi, ma fu costretta a rifugiarsi in un tugurio, dove ad assistere la Madre partoriente furono persone umili e semplici. Quel tugurio abbandonato non era riscaldato, solo due bestiole (ricordiamoci perciò anche degli animali, non maltrattiamoli e non li abbandoniamo per strada) riuscirono a offrire con il loro corpo un pò di tepore in quella gelida notte…Notte santa, notte di Luce, notte di Speranza, notte di Pace..che se gli uomini avessero compreso il reale significato di quel ‘messaggio disarmante ‘ diffuso dagli Angeli (“Gloria nei cieli e Pace in terra agli Uomini e alle donne di buona volontà..”), oggi non staremmo su questa terra a fare guerre e conflitti, a innalzare muri di odio fra noi, a scandalizzare con la politica di potere, ma vivremmo realmente in Pace…Pace..Pace! Diamo un calcio all’indifferenza e al consumismo, all’apparenza, alla carriera e a quant’altro può distrarci dal reale Messaggio che passa dalla Festa del Natale e rientriamo in noi stessi! Miei cari, la vita é vera quando acquista senso, significato, colore, essenzialità, sobrietà, impegno e compassione! La vita é vera quando l’uomo sa acquistare discernimento, saggezza, equilibrio e capacità di allargare lo sguardo oltre i propri paraocchi…Si troverà di fronte un’ orizzonte che prima non riusciva a scorgere. La vita é vera quando sa essere solidale, condivisa: portare l’uno il peso dell’altro, condividere perciò le gioie ed i dolori dell’ umanità.. Quante volte invece lasciamo i nostri fratelli soli, abbandonati al proprio destino..Quante volte facciamo finta di non vederli, di non udire il loro grido di aiuto? Quante volte non scorgiamo il loro dolore? Il loro dolore, é anche il nostro. Siamo una sola Umanità! Dove sono i nostri interessi?!?! “Ero forestiero e non mi avete ospitato…Ero lì nel tuo prossimo, nel tuo fratello più misero e non mi hai riconosciuto….” . Dove sono i nostri orizzonti dunque? Ricordiamoci che la Santa Famiglia era clandestina, immigrata, povera, precaria senza lavoro, rifugiata in un paese straniero. Perciò ogni volta che vedremo anche noi un clandestino, un immigrato, un rifugiato, uno straniero, un precario disoccupato, un uomo senza lavoro, non trattiamolo male, non cacciamolo via, perché in questi nostri FRATELLI vi é l’immagine della Santa Famiglia, quindi l’immagine di Dio! Dio é venuto nel mondo attraverso le condizioni di un clandestino…di un non fu accolto…Oggi continua a non essere accolto nei nostri fratelli ‘ultimi’, nei senza voce, nei senza volto, nei precari, nei nostri fratelli poveri, schiavi e oppressi da questo sistema di morte che ammazza e schiaccia sogni e speranze dell’umanità! Sono loro il volto di Dio, sono loro la nostra Umanità! Sono sempre loro la nostra Speranza, il nostro Futuro! Quanto tempo perso per cose futili, superficiali… E contemporaneamente accanto a noi si consumano le più grosse tragedie , le violezioni dei diritti umani e le disfatte degli ‘ultimi’. In un tempo di rassegnazione, di passività, di indifferenza e di menefreghismo non lasciamo che si spenga quella Luce della Speranza che scese dal Cielo per unire lontani e vicini, non lasciamo che al bene prevarichi la forza del male conseguenza del nostro disimpegno e dell’ alterigia. Che sia dunque un Natale scomodo, sia un’ occasione e un0opportunità per rifletere seriamente sull’andazio della nostra vita, che sia un Natale che ci faccia sentire la santa irrequietudine, che ci metta sempre più in discussione, che ci conduca in quell’atteggiamento di ascolto e ci induca infine a quell’ interrogativo decisivo ed urgente: Ma io cosa faccio per la Pace (cambiamento di rotta)? Auguri scomodi per un Natale vero di Pace, di Liberazione e di Solidarietà senza confini e senza barriere; un Natale di tutti i colori perché siamo tutti figli e fratelli di un mondo e di un Dio che nasce e che viene al mondo per un gesto incommensurabile d’ Amore e di compassione per l’ umanità…Shalom!
Da “Agnese Ginocchio“, cantautrice e Testimonial per la Pace (Movimento Internazionale per la Pace e la Salvaguardia del Creato -III MIllennio)
Piacevole riscoperta
Alcuni amici in visita al Museo Diocesano di Nusco, dove tra le altre opere sono esposti anche i quadri della nostra chiesa di San Nicola, hanno potuto ammirare le due statue provenienti dal gruppo della crocifissione, che si trovava nella chiesa dell' Addolorata detta anche Oratorio in piazza Carmine; rappresentano la Madonna Addolorata e Maria Maddalena (scultue in legno tardo '500) ai piedi di Cristo Crocifisso. Del gruppo ligneo manca il Crocifisso che versa in precarie condizioni e sarebbe da restaurare.
Festa di San Nicola
Accensione del fuoco in piazza Roma.
La processione.
I fuochisti.
L'uscita del Santo.
Il 6 dicembre, come ogni anno, grazie a tre volenterosi la festa di San Nicola si è svolta con un pò di mestizia; al mattino due nostri concittadini molto amati ci hanno lasciati.
Nel pomeriggio con la partecipazione del nostro vescovo, una grande celebrazione a cui hanno partecipato anche le autorità civili e militari, e la caratteristica processione per le vie del paese con "lo sparo" effettuato praticamente sull'acqua, a metà del tragitto. In serata accensione del grande falò in piazza Roma con le tarantelle di Battista ed il suo gruppo.
A tutti un grazie di cuore.
Nel pomeriggio con la partecipazione del nostro vescovo, una grande celebrazione a cui hanno partecipato anche le autorità civili e militari, e la caratteristica processione per le vie del paese con "lo sparo" effettuato praticamente sull'acqua, a metà del tragitto. In serata accensione del grande falò in piazza Roma con le tarantelle di Battista ed il suo gruppo.
A tutti un grazie di cuore.
San Nicola - Fuochi al Dragone
Un grazie di cuore all'amico che mi ha inviato questo filmato.
San Nicola, Patrono di Volturara Irpina, vescovo di Mira in Licia nell’odierna Turchia, celebre per la sua santità e la sua intercessione presso il trono.
La sua fama è universale, documentata da chiese e opere d’arte, da istituzioni e tradizioni legate al suo nome. Ma sulla sua vita le notizie certe sono pochissime. Nato probabilmente a Pàtara di Licia, in Asia Minore (attuale Turchia), è poi eletto vescovo di Mira, nella stessa Licia. E qui, dicono alcune leggende, compie un miracolo dopo l’altro. Come accade alle personalità forti, quasi ogni suo gesto è trasfigurato in prodigio: strappa miracolosamente tre ufficiali al supplizio; preserva Mira da una carestia, con altri portenti... Qui può trattarsi di fatti autentici, abbelliti da scrittori entusiasti. Forse per gli ufficiali egli ha ottenuto la grazia dell’imperatore Costantino (al quale chiederà anche sgravi d’imposta per Mira); e contro la carestia può aver organizzato rifornimenti tempestivi. Ma si racconta pure che abbia placato una tempesta in mare, e resuscitato tre giovani uccisi da un oste rapinatore... Un “Passionarium” del VI secolo dice che ha sofferto per la fede nelle ultime persecuzioni antecedenti Costantino, e che è intervenuto nel 325 al Concilio di Nicea.
Nicola muore il 6 dicembre di un anno incerto e il suo culto si diffonde dapprima in Asia Minore (25 chiese dedicate a lui a Costantinopoli nel VI secolo). Ci sono pellegrinaggi alla sua tomba, posta fuori dell’abitato di Mira. Moltissimi scritti in greco e in latino lo fanno via via conoscere nel mondo bizantino-slavo e in Occidente, cominciando da Roma e dal Sud d’Italia, soggetto a Bisanzio.
Ma oltre sette secoli dopo la sua morte, quando in Puglia è subentrato il dominio normanno, “Nicola di Mira” diventa “Nicola di Bari”. Sessantadue marinai baresi, sbarcati nell’Asia Minore già soggetta ai Turchi, arrivano al sepolcro di Nicola e s’impadroniscono dei suoi resti, che il 9 maggio 1087 giungono a Bari accolti in trionfo: ora la città ha un suo patrono. E forse ha impedito ad altri di arrivare alle reliquie. Dopo la collocazione provvisoria in una chiesa cittadina, il 29 settembre 1089 esse trovano sistemazione definitiva nella cripta, già pronta, della basilica che si sta innalzando in suo onore. E’ il Papa in persona, Urbano II, a deporle sotto l’altare. Nel 1098 lo stesso Urbano II presiede nella basilica un concilio di vescovi, tra i quali alcuni “greci” dell’Italia settentrionale: c’è già stato lo scisma d’Oriente.
Alla fine del XX secolo la basilica, affidata da Pio XII ai domenicani, è luogo d’incontro tra le Chiese d’Oriente e d’Occidente, e sede dell’Istituto di Teologia Ecumenica San Nicola. Nella cripta c’è anche una cappella orientale, dove i cristiani ancora “separati” dal 1054 possono celebrare la loro liturgia. Scrive Gerardo Cioffari, del Centro Studi San Nicola: "In tal modo la basilica si presenta... come una realtà che vive il futuro ecumenico della Chiesa". Nicola di Mira e di Bari, un santo per tutti i millenni.
Nell'iconografia San Nicolaè facilmente riconoscibile perché tiene in mano tresacchetti (talvolta riassunti in uno solo) di monete d'oro, spesso resi piùvisibili sotto forma di tre palle d'oro.
Racconta la leggenda che nella città dove si trovava il vescovo Nicola, unpadre, non avendo i soldi per costituire la dote alle sue tre figlie e farlecosì sposare convenientemente, avesse deciso di mandarle a prostituirsi.Nicola, venuto a conoscenza di questa idea, fornì tre sacchietti di moneted'oro che costituirono quindi la dote delle fanciulle, salvandone la purezza.
Pàtara, Asia Minore (attuale Turchia), ca. 250 - Mira, Asia Minore, ca. 326
Proveniva da una famiglia nobile. Fu eletto vescovo per le sue doti di pietà e di carità molto esplicite fin da bambino. Fu considerato santo anche da vivo. Durante la persecuzione di Diocleziano, pare sia stato imprigionato fino all’epoca dell’Editto di Costantino. Fu nominato patrono di Bari, e la basilica che porta il suo nome è tuttora meta di parecchi pellegrinaggi. San Nicola è il leggendario Santa Claus dei paesi anglosassoni, e il NiKolaus della Germania che a Natale porta i doni a bambini.
Patronato: Bambini, Ragazzi e ragazze, Scolari, Farmacisti, Mercanti, Naviganti, Pescatori,
Etimologia: Nicola = vincidore del popolo, dal greco
Emblema: Bastone pastorale, tre sacchetti di monete (tre palle d'oro)
Acqua... e ancora acqua!
Finalmente
La Mefite di Rocca San Felice
Ieri mattina verso le 10, io e fra Girolamo abbiamo deciso di ammirare la "Mefite" , un laghetto di origine solfurea situato nel territorio di Rocca San Felice.
Tale denominazione ha origine dalla popolazione dei Sanniti che, accasatesi nei pressi del lago, chiedevano alla Dea Mefite, venerata dalla maggior parte delle popolazioni dell'Italia meridionale, ricchezza e protezione.
Le fu dedicato anche un santuario, eretto intorno al VII secolo A.C. Sono stati rinvenuti, nei pressi del tempio, numerosi oggetti provenienti da varie civiltà tra cui anfore, terracotte e l'altare della Dea Mefite, conservato nel Museo di Capodimonte. Il laghetto, invece, è costituito da una pozza d'acqua profonda non oltre due metri per 40 metri di perimetro che ribolle a seguito delle emissioni di gas dal sottosuolo, costituite principalmente da anidride carbonica e acido solforico.
A causa di ciò il territorio circostante è privo di vegetazione e popolazione animale, con pericolo di morte.
Già Virgilio, nell’ Eneide / libro settimo / vv. 563-571, la decrive così:
« est locus Italiae medio sub montibus altis, nobilis et fama multis memoratus in oris, Amsancti ualles; densis hunc frondibus atrum urget utrimque latus nemoris, medioque fragosus dat sonitum saxis et torto uertice torrens. hic specus horrendum et saeui spiracula Ditis monstrantur, ruptoque ingens Acheronte uorago pestiferas aperit fauces, quis condita Erinys, inuisum numen, terras caelumque leuabat. »
« È de l'Italia in mezzo e de' suoi monti una famosa valle, che d'Amsanto si dice. Ha quinci e quindi oscure selve, e tra le selve un fiume che per gran sassi rumoreggia e cade, e sí rode le ripe e le scoscende, che fa spelonca orribile e vorago, onde spira Acheronte, e Dite esala. In questa buca l'odïoso nume de la crudele e spaventosa Erinne gittossi, e dismorbò l'aura di sopra. »
Per Lucia
Alcune notizie sulla statua di San Michele si trovano nella sezione arte di questo blog e nell'altro mio blog http://www.castellodisanmichele.blogspot.com/
Amarcord: Ali d' effimera
Amarcord: Ali d'effimera
di Luigi Colucci
Alcuni giorni nascono con un fremito, un desiderio, una semplice fantasia che ci riporta indietro nel tempo e ci fa sognare che il tempo stesso non sia mai trascorso. Nel naso hai l' odore dell'acqua, quella limpida, quella trasparente che scorre cheta di sasso in sasso e, aprendo gli occhi, c' è un accenno di sorriso non sul volto, ma nell' anima...è ora di andare.
Atti abitudinari...la canna, la coda, il gilet con le mosche, un paio di stivali e una bottiglia rigorosamente vuota che riempirò sul fiume...già sul fiume!
Il sole è già alto, ma so che non conta nulla perché oggi si va lì, dove nasce la vita stessa e dove tutto è nascosto dal bosco, la dove il sole riesce solo a sbirciare trai i rami. Prima un tornante poi un altro e curva dopo curva sembro dimenticarmi la strada che ho fatto fin qui e con essa, gli obblighi, gli impegni, la frenesia di una quotidianità che ti divora in un boccone ma che qui, chissà perché non mi raggiunge, qui le sue fauci non possono azzannarmi.
Lascio la macchina al solito posto davanti a quella vecchia casetta dell' A.N.A.S. abbandonata con le tegole in cotto tutte smosse, con le crepe nelle pareti e le travi in legno dalla quali si vede il fondo della valle. Senza fretta infilo gli stivali e indosso il gilet, monto il mulinello nella ghiera e faccio passare la coda tra gli anelli... il cappello, gli occhiali e giù per il sentiero che mi porterà in un mondo lontano, qualcosa di intangibile e pure reale: il fiume. Lungo il sentiero mulattiero che percorro si notano ancora i resti dei fasci di legna raccolti dai boscaioli e dei trucioli sudati che cadono dal dorso oscillante dei somari carichi del prezioso legno. Passo dopo passo ecco un roveto di spine che i più disattenti evitano senza accorgersi del dolce regalo che le foglie nascondono: le more!
Spavaldo e soddisfatto continuo il percorso attraversando il vecchio ponte romano e degustando le caramelle che madre natura mi ha concesso sino ad arrivare ai bordi del torrente.
Eccolo finalmente, il mio caro amico che scorre impavido in questa gola, tra un tronco di faggio e un masso di basalto sospira l' acqua salutando il mio arrivo
L' odore della lavanda e del muschio risvegliano i sensi dal fumo della città che rende grigia anche la vista, che appassisce ogni sapore...qui tutto è diverso, qui finalmente...sono a "casa".
Una march brown sull' amo del 14, un lancio curvo sotto una frasca a pelo d' acqua, il lento scorrere dei miei desideri tra la pellicola superficiale dell' acqua e...una bollata interrompe il mio sguardo attento sulla mosca che ormai è scomparsa!Eccola! Salta e mi saluta di schizzo in spruzzo tentando di scappare tra una ninfea e un letto di foglie, la canna si tende e la lotta diventa sagace. Giro la canna a destra, poi a sinistra e poi di nuovo a destra, pochi secondi ed ecco: "sei mia!"
Una piccola figlia del mio amico fiume, una piccola speranza di colori e squame, con le gote blu dalla timidezza, tutta racchiusa in una mano.
Attese, viaggi, ore di preparativi, sentieri e ancora, lanci, imitazioni giuste e il tutto si riassume in una mano?E' davvero solo questo che mi fa battere così il cuore?Sono sicuro di no, il fiume avrà qualcosa ancora da dirmi...
Riapro la mano e con una scodata d' amicizia la piccola va via a nascondersi dietro ad un sasso per non farsi ammirare più.
Continuo il mio risalire e, di lancio in lancio mi godo spensierato una flebile tramontana che scende dall' alto della gola a portarmi un pò di fresco sollievo in questi caldi giorni di inizio estate.
Il tempo qui vive tra le ali di una cincia che fischietta in lontananza e le coda di uno scoiattolo che ogni tanto si affaccia da un buco in un vecchio olmo per vigilare sul tesoro di ghiande che in esso vi ha nascosto.
Ancora una trota, poi un' altra, oggi il torrente è generoso e più ci avviciniamo alla sera più le luci cambiano, le ombre tra i rami si spostano minuziose di foglia in foglia attendendo il tramonto per allungarsi a suolo e prendere vita.
D' un tratto eccomi giunto ai bordi di una bella buca profonda, su un lato da una roccia sgorga sorgiva una vena d' acqua di neve e ai suoi piedi un bel masso mi invita alla sosta. Dopo aver riempito la bottiglia vuota ed essermi dissetato della linfa dei monti, mi siedo sul bivacco di granito attendendo l' attimo in cui il fiume prende vita.
Mentre osservo il fondo di quella vasca naturale, un' assiolo dall' alto di un vecchio traliccio del telefono attira la mia attenzione. Attraverso quel cavo la in alto proprio in quell istante stanno passando le voci di mille persone che non conoscono neppure lontanamente quello che succede qui. Le loro voci attraversano di traliccio in traliccio ettari di frassini e acacie, rivoli e colline, sospesi tra la terra e il celo quelle voci, quelle persone, non hanno idea di quanto questi luoghi hanno da dire e di quanto, queste voci, avrebbero da ascoltare.
Ecco comparire dal fondo del bosco un tasso grassoccio che si accinge a bere poco lontano da me, mi osserva e con fare disgustato mi da le spalle quasi a ricordarmi di non addentrarmi nel bosco e che, con quelle sue mammelle gonfie, ha dei cuccioli da proteggere nascosti sotto una radice in una tana non lontana.
All' improvviso il verso stridente e intermittente del rapace appollaiato trasforma i miei pensieri nel ricordo di un suono, il rumore stridulo di quel "bip bip" fastidioso della sveglia della "mulino bianco" che ogni mattina mi obbligava ad aprire gli occhi...i tempi della scuola! L' odore dell' orzo e del pan biscotto appena sfornato, il sapore del miele e le premure di mia madre. Il vestirsi in fretta e furia perché in casa faceva freddo e quel grembiule che proprio non mi andava giù! Le corse per le scale, il gelo sul parabrezza di quella fiat 126 che si metteva in moto solo se prima tiravi l' aria e poi la levetta d' accensione accanto al freno a mano. La cartella rossa con dentro la merenda, le figurine panini scambiate all' intervallo...
Eccoci, un volo tra i ricordi che la natura mi ha inspirato, un 'altro motivo per cui sono qui!
E intanto, un insettino minuscolo si posa fragile sulla lente dei miei occhiali polarizzati. Incrocio goffamente gli occhi ma non metto a fuoco, e così tolti gli occhiali da sul naso riapro gli occhi e...è lei, l' effimera! Un esserino regale, dall' indescrivibile fragilità che dopo un anno di vita nascosta al buio dei ciottoli sul fondo del fiume è riuscita trasformarsi, è riuscita a cambiare di colpo le proprio abitudini rinnegando la sua natura acquatica e volgendosi al sole, alla luce, alla verità!Ha nuotato tra la corrente, dall' acqua all' aria, verso un mondo sconosciuto senza nemmeno sapere se ci sarà una ricompensa per questo cambiamento...un atto di coraggio. Un intera vita racchiusa in poche ore premiata con la concessione di un amore, e tutto questo, solo per donare alla vita la possibilità di ripetersi in un nuovo ciclo.
Così alzo gli occhi e lo spettacolo era iniziato: la schiusa!Migliaia di piccole farfalle che fluttuano in quello scenario di fate, in quella tela di colori dove si chiamano e richiamano le une con le altre per danzare alla gioia, per ballare al tramonto l' ultimo soffio di vento.
Sono loro, l' anima di un fiume che non vuole morire, l' anima di un amico che non vuole spirare e con la voce dei sui figli chiede ogni volta di essere ascoltato.
Così ancora seduto su quella roccia non oso interrompere tale magia, e mi accorgo di farne parte ormai poiché se sono venuto al mondo è per essere lì in quel momento, e per essere lì in silenzio ad urlare con quell' amico che la speranza è ancora viva.
Ormai è buio e sono in macchina, tra i fari accesi e le curve che tra un po' diventeranno centro abitato, tiro le somme di quanto ho appreso, e, del perché mi ostino ancora a testa bassa a tornare in un luogo che quando sparirà rimpiangerò come si piange un padre.
Il mondo con le sue tecnologie è arrivato anche qui, i prelievi idrici, i fili del telefono i sentieri che scompaiono lasciando posto all' asfalto...
Eppure anche oggi in questo luogo mi rendo conto che il mondo è sempre più vicino, ma allo stesso tempo così lontano...tutti parlano, ma pochi ascoltano eppure anche oggi il fiume mi ha insegnato qualcosa, proprio tramite le mie alleate, le effimere, che mi hanno dimostrato come si vive un'intera vita in una condizione, e poi la si cambia con una trasformazione in pochi attimi. Basta volerlo!
Qualche altro chilometro e sarò a casa, riappropriandomi della maschera della quotidianità ma con la coscienza che quando gli uomini capiranno i segni della natura, quando abbandoneranno il fondo per emergere a nuova vita, quando con una metamorfosi si innalzeranno verso un mondo che ignorano, la natura stessa saprà ricompensarli e sarà allora, che questo sogno sarà più che una semplice speranza, tra le ali di un' effimera.
di Luigi Colucci
Alcuni giorni nascono con un fremito, un desiderio, una semplice fantasia che ci riporta indietro nel tempo e ci fa sognare che il tempo stesso non sia mai trascorso. Nel naso hai l' odore dell'acqua, quella limpida, quella trasparente che scorre cheta di sasso in sasso e, aprendo gli occhi, c' è un accenno di sorriso non sul volto, ma nell' anima...è ora di andare.
Atti abitudinari...la canna, la coda, il gilet con le mosche, un paio di stivali e una bottiglia rigorosamente vuota che riempirò sul fiume...già sul fiume!
Il sole è già alto, ma so che non conta nulla perché oggi si va lì, dove nasce la vita stessa e dove tutto è nascosto dal bosco, la dove il sole riesce solo a sbirciare trai i rami. Prima un tornante poi un altro e curva dopo curva sembro dimenticarmi la strada che ho fatto fin qui e con essa, gli obblighi, gli impegni, la frenesia di una quotidianità che ti divora in un boccone ma che qui, chissà perché non mi raggiunge, qui le sue fauci non possono azzannarmi.
Lascio la macchina al solito posto davanti a quella vecchia casetta dell' A.N.A.S. abbandonata con le tegole in cotto tutte smosse, con le crepe nelle pareti e le travi in legno dalla quali si vede il fondo della valle. Senza fretta infilo gli stivali e indosso il gilet, monto il mulinello nella ghiera e faccio passare la coda tra gli anelli... il cappello, gli occhiali e giù per il sentiero che mi porterà in un mondo lontano, qualcosa di intangibile e pure reale: il fiume. Lungo il sentiero mulattiero che percorro si notano ancora i resti dei fasci di legna raccolti dai boscaioli e dei trucioli sudati che cadono dal dorso oscillante dei somari carichi del prezioso legno. Passo dopo passo ecco un roveto di spine che i più disattenti evitano senza accorgersi del dolce regalo che le foglie nascondono: le more!
Spavaldo e soddisfatto continuo il percorso attraversando il vecchio ponte romano e degustando le caramelle che madre natura mi ha concesso sino ad arrivare ai bordi del torrente.
Eccolo finalmente, il mio caro amico che scorre impavido in questa gola, tra un tronco di faggio e un masso di basalto sospira l' acqua salutando il mio arrivo
L' odore della lavanda e del muschio risvegliano i sensi dal fumo della città che rende grigia anche la vista, che appassisce ogni sapore...qui tutto è diverso, qui finalmente...sono a "casa".
Una march brown sull' amo del 14, un lancio curvo sotto una frasca a pelo d' acqua, il lento scorrere dei miei desideri tra la pellicola superficiale dell' acqua e...una bollata interrompe il mio sguardo attento sulla mosca che ormai è scomparsa!Eccola! Salta e mi saluta di schizzo in spruzzo tentando di scappare tra una ninfea e un letto di foglie, la canna si tende e la lotta diventa sagace. Giro la canna a destra, poi a sinistra e poi di nuovo a destra, pochi secondi ed ecco: "sei mia!"
Una piccola figlia del mio amico fiume, una piccola speranza di colori e squame, con le gote blu dalla timidezza, tutta racchiusa in una mano.
Attese, viaggi, ore di preparativi, sentieri e ancora, lanci, imitazioni giuste e il tutto si riassume in una mano?E' davvero solo questo che mi fa battere così il cuore?Sono sicuro di no, il fiume avrà qualcosa ancora da dirmi...
Riapro la mano e con una scodata d' amicizia la piccola va via a nascondersi dietro ad un sasso per non farsi ammirare più.
Continuo il mio risalire e, di lancio in lancio mi godo spensierato una flebile tramontana che scende dall' alto della gola a portarmi un pò di fresco sollievo in questi caldi giorni di inizio estate.
Il tempo qui vive tra le ali di una cincia che fischietta in lontananza e le coda di uno scoiattolo che ogni tanto si affaccia da un buco in un vecchio olmo per vigilare sul tesoro di ghiande che in esso vi ha nascosto.
Ancora una trota, poi un' altra, oggi il torrente è generoso e più ci avviciniamo alla sera più le luci cambiano, le ombre tra i rami si spostano minuziose di foglia in foglia attendendo il tramonto per allungarsi a suolo e prendere vita.
D' un tratto eccomi giunto ai bordi di una bella buca profonda, su un lato da una roccia sgorga sorgiva una vena d' acqua di neve e ai suoi piedi un bel masso mi invita alla sosta. Dopo aver riempito la bottiglia vuota ed essermi dissetato della linfa dei monti, mi siedo sul bivacco di granito attendendo l' attimo in cui il fiume prende vita.
Mentre osservo il fondo di quella vasca naturale, un' assiolo dall' alto di un vecchio traliccio del telefono attira la mia attenzione. Attraverso quel cavo la in alto proprio in quell istante stanno passando le voci di mille persone che non conoscono neppure lontanamente quello che succede qui. Le loro voci attraversano di traliccio in traliccio ettari di frassini e acacie, rivoli e colline, sospesi tra la terra e il celo quelle voci, quelle persone, non hanno idea di quanto questi luoghi hanno da dire e di quanto, queste voci, avrebbero da ascoltare.
Ecco comparire dal fondo del bosco un tasso grassoccio che si accinge a bere poco lontano da me, mi osserva e con fare disgustato mi da le spalle quasi a ricordarmi di non addentrarmi nel bosco e che, con quelle sue mammelle gonfie, ha dei cuccioli da proteggere nascosti sotto una radice in una tana non lontana.
All' improvviso il verso stridente e intermittente del rapace appollaiato trasforma i miei pensieri nel ricordo di un suono, il rumore stridulo di quel "bip bip" fastidioso della sveglia della "mulino bianco" che ogni mattina mi obbligava ad aprire gli occhi...i tempi della scuola! L' odore dell' orzo e del pan biscotto appena sfornato, il sapore del miele e le premure di mia madre. Il vestirsi in fretta e furia perché in casa faceva freddo e quel grembiule che proprio non mi andava giù! Le corse per le scale, il gelo sul parabrezza di quella fiat 126 che si metteva in moto solo se prima tiravi l' aria e poi la levetta d' accensione accanto al freno a mano. La cartella rossa con dentro la merenda, le figurine panini scambiate all' intervallo...
Eccoci, un volo tra i ricordi che la natura mi ha inspirato, un 'altro motivo per cui sono qui!
E intanto, un insettino minuscolo si posa fragile sulla lente dei miei occhiali polarizzati. Incrocio goffamente gli occhi ma non metto a fuoco, e così tolti gli occhiali da sul naso riapro gli occhi e...è lei, l' effimera! Un esserino regale, dall' indescrivibile fragilità che dopo un anno di vita nascosta al buio dei ciottoli sul fondo del fiume è riuscita trasformarsi, è riuscita a cambiare di colpo le proprio abitudini rinnegando la sua natura acquatica e volgendosi al sole, alla luce, alla verità!Ha nuotato tra la corrente, dall' acqua all' aria, verso un mondo sconosciuto senza nemmeno sapere se ci sarà una ricompensa per questo cambiamento...un atto di coraggio. Un intera vita racchiusa in poche ore premiata con la concessione di un amore, e tutto questo, solo per donare alla vita la possibilità di ripetersi in un nuovo ciclo.
Così alzo gli occhi e lo spettacolo era iniziato: la schiusa!Migliaia di piccole farfalle che fluttuano in quello scenario di fate, in quella tela di colori dove si chiamano e richiamano le une con le altre per danzare alla gioia, per ballare al tramonto l' ultimo soffio di vento.
Sono loro, l' anima di un fiume che non vuole morire, l' anima di un amico che non vuole spirare e con la voce dei sui figli chiede ogni volta di essere ascoltato.
Così ancora seduto su quella roccia non oso interrompere tale magia, e mi accorgo di farne parte ormai poiché se sono venuto al mondo è per essere lì in quel momento, e per essere lì in silenzio ad urlare con quell' amico che la speranza è ancora viva.
Ormai è buio e sono in macchina, tra i fari accesi e le curve che tra un po' diventeranno centro abitato, tiro le somme di quanto ho appreso, e, del perché mi ostino ancora a testa bassa a tornare in un luogo che quando sparirà rimpiangerò come si piange un padre.
Il mondo con le sue tecnologie è arrivato anche qui, i prelievi idrici, i fili del telefono i sentieri che scompaiono lasciando posto all' asfalto...
Eppure anche oggi in questo luogo mi rendo conto che il mondo è sempre più vicino, ma allo stesso tempo così lontano...tutti parlano, ma pochi ascoltano eppure anche oggi il fiume mi ha insegnato qualcosa, proprio tramite le mie alleate, le effimere, che mi hanno dimostrato come si vive un'intera vita in una condizione, e poi la si cambia con una trasformazione in pochi attimi. Basta volerlo!
Qualche altro chilometro e sarò a casa, riappropriandomi della maschera della quotidianità ma con la coscienza che quando gli uomini capiranno i segni della natura, quando abbandoneranno il fondo per emergere a nuova vita, quando con una metamorfosi si innalzeranno verso un mondo che ignorano, la natura stessa saprà ricompensarli e sarà allora, che questo sogno sarà più che una semplice speranza, tra le ali di un' effimera.
MALEDETTI VOI...
MALEDETTI VOI …. non posso usare altra espressione per coloro che hanno votato per la privatizzazione dell’acqua , che è quella usata da Gesù nel Vangelo di Luca, nei confronti dei ricchi ”Maledetti voi ricchi”
Maledetti coloro che hanno votato per la mercificazione dell’acqua.
Noi continueremo a gridare che l’acqua è vita, l’acqua è sacra, l’acqua è diritto fondamentale umano.
E’ la più clamorosa sconfitta della politica. E’ la stra vittoria dei potentati economico-finanziari, delle lobby internazionali. E’ la vittoria della politica delle privatizzazioni, degli affari, del business.
A farne le spese è ‘sorella acqua’, oggi il bene più prezioso dell’umanità, che andrà sempre più scarseggiando, sia per i cambiamenti climatici, sia per l’aumento demografico. Quella della privatizzazione dell’acqua è una scelta che sarà pagata a caro prezzo dalle classi deboli di questo paese( bollette del 30-40% in più, come minimo),ma soprattutto dagli impoveriti del mondo. Se oggi 50 milioni all’anno muoiono per fame e malattie connesse, domani 100 milioni moriranno di sete. Chi dei tre miliardi che vivono oggi con meno di due dollari al giorno, potrà pagarsi l’acqua? “
Noi siamo per la vita, per l’acqua che è vita, fonte di vita. E siamo sicuri che la loro è solo una vittoria di Pirro. Per questo chiediamo a tutti di trasformare questa ‘sconfitta’ in un rinnovato impegno per l’acqua, per la vita , per la democrazia. Siamo sicuri che questo voto parlamentare sarà un “boomerang” per chi l’ha votato.
Il nostro è un appello prima di tutto ai cittadini, a ogni uomo e donna di buona volontà .Dobbiamo ripartire dal basso, dalla gente comune, dai Comuni.
Per questo chiediamo:
AI CITTADINI di
-protestare contro il decreto Ronchi , inviando e -mail ai propri parlamentari;
-creare gruppi in difesa dell’acqua localmente come a livello regionale;
-costituirsi in cooperative per la gestione della propria acqua.
AI COMUNI di
-indire consigli comunali monotematici in difesa dell’acqua;
-dichiarare l’acqua bene comune, ‘privo di rilevanza economica’;
-fare la scelta dell’AZIENDA PUBBLICA SPECIALE.
LA NUOVA LEGGE NON IMPEDISCE CHE I COMUNI SCELGANO LA VIA DEL TOTALMENTE PUBBLICO, DELL’AZIENDA SPECIALE, DELLE COSIDETTE MUNICIPALIZZATE .
AGLI ATO
AI 64 ATO( Ambiti territoriali ottimali), oggi affidati a Spa a totale capitale pubblico, di trasformarsi in Aziende Speciali, gestite con la partecipazione dei cittadini.
ALLE REGIONI di
-impugnare la costituzionalità della nuova legge come ha fatto la Regione Puglia;
-varare leggi regionali sulla gestione pubblica dell’acqua.
AI SINDACATI di
-pronunciarsi sulla privatizzazione dell’acqua;
-mobilitarsi e mobilitare i cittadini contro la mercificazione dell’acqua.
AI VESCOVI ITALIANI di
-proclamare l’acqua un diritto fondamentale umano sulla scia della recente enciclica di Benedetto XVI, dove si parla dell’”accesso all’acqua come diritto universale di tutti gli esseri umani, senza distinzioni o discriminazioni”(27);
-protestare come CEI (Conferenza Episcopale Italiana) contro il decreto Ronchi .
ALLE COMUNITA’ CRISTIANE di
-informare i propri fedeli sulla questione acqua;
- organizzarsi in difesa dell’acqua.
AI Partiti di
- esprimere a chiare lettere la propria posizione sulla gestione dell’ acqua;
-farsi promotori di una discussione parlamentare sulla Legge di iniziativa popolare contro la privatizzazione dell’acqua, firmata da oltre 400.000 cittadini.
L’acqua è l’oro blu del XXI secolo. Insieme all’aria , l’acqua è il bene più prezioso dell’umanità. Vogliamo gridare oggi più che mai quello che abbiamo urlato in tante piazze e teatri di questo paese : “L’aria e l’acqua sono in assoluto i beni fondamentali ed indispensabili per la vita di tutti gli esseri viventi e ne diventano fin dalla nascita diritti naturali intoccabili" sono parole dell’arcivescovo emerito di Messina, G. Marra. L’acqua appartiene a tutti e a nessuno può essere concesso di appropriarsene per trarne illecito profitto,e pertanto si chiede che rimanga gestita esclusivamente dai Comuni organizzati in società pubbliche , che hanno da sempre il dovere di garantirne la distribuzione al costo più basso possibile.”
Alex Zanotelli, Napoli, 19 novembre 2009
Freddo da Lucci
Cavetti, trecciati e …
Le foglie ormai cadute, la brina che copre silenziosamente i campi e la nebbia che si alza piano dalla superficie dell’ acqua…è tempo di lucci.
Concentrare qualche battuta alla ricerca dell’ esocide è d’ obbligo in questi periodi di chiusura delle acque pubbliche da salmonidi. Che sia laghetto o diga, canale o fiume poco importa ciò che conta è stuzzicarlo sino a fargli aprire la bocca!...Il resto possono raccontarvelo i vostri streamer se avrete la fortuna di avercelo ancora attaccato alla lenza.
Questo pesce è, nella fantasia dei più, un pesce straordinariamente resistente e ostico nel combattimento anche perché, con i denti che ha, si resta svegli la notte ad escogitare un terminale idoneo tra cavetto e kevlar che nessuno ha ancora inventato.
Si vocifera che Ercole tra le sue fatiche dovette cercare il vello d’ oro per accontentare gli dei, i quali, non trovavano un materiale idoneo per costruire terminali da lucci…
Ho letto qualcosa di simile anche su Penelope, moglie di Ulisse, che nei ventanni in cui Ulisse fu disperso in mare, tesse una tela per eludere i Proci attendendo il ritorno del marito. Il trucco per chi non conosce la storia fu quello di cucire la tela di giorno e scucirla di notte!Ebbene ho sentito di pescatori andare in cerca di tale tela per rubare il segreto di un filo così robusto da reggere vent’ anni di cuciture e scuciture!Misteri mitologici! ... [per gli appassionati, l'articolo completo di Luigi Colucci e disponibile sul link: http://www.pescareonline.it/tecniche/freddo_da_lucci.htm]
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